Monday, May 25, 2015

Le tensioni USA-Cina nel Mar Cinese Meridionale

Qualche giorno fa' si e' verificato un nuovo, preoccupante sviluppo nella saga della disputa territoriale potenzialmente piu' pericolosa al mondo: quella che contrappone la Cina agli Stati Uniti nel Mar Cinese Meridionale.

Giovedi' scorso un aereo-spia Americano, in missione per filmare le isole artificiali che la Cina sta' costruendo nell'arcipelago conteso delle Spratly, e' stata invitata otto volte dalla marina Cinese ad andarsene dal "loro territorio". Mentre l'aereo si avvicinava alla zona contesa, una voce si e' fatta sentire alla radio, ed ha pregato gli Americani di andarsene "per evitare incomprensioni".

I piloti Americani hanno risposto di trovarsi in acque internazionali, e si sono rifiutati di cambiare rotta. Dopo che otto avvertimenti simili sono stati ignorati, l'operatore radio Cinese ormai esasperato li ha avvertiti in un inglese maccheronico: "this is the Chinese navy....you go!"  Alla fine l'aereo Americano ha completato la sua missione senza problemi.

Incredibilmente, la disputa nei Mari del Sud viene quasi del tutto ignorata dai media e dalle opinoni pubbliche Italiane ed Europee. Grazie al provincialismo ed alla superficialita' dei nostri media, la stragrande maggioranza delle persone non hanno neanche' mai sentito parlare di questa questione. Si continua a volgere lo sguardo soprattutto al Medio Oriente, ignorando completamente questa minaccia potenzialmente ancora piu' grande per la pace e la stabilita' mondiali.

Certo, per il momento la situazione nel Mar Cinese Meridionale rimane tesa ma non drammatica. Detto cio', se c'e' una disputa che potrebbe portare ad un scontro frontale tra le due principali superpotenze al mondo, probabilmente e' proprio questa.

Il retroscena

Sul Mar Cinese Meridionale si affacciano la Cina, Taiwan (che la Cina considera ovviamente una sua provincia), le Filippine, la Malesia, il Brunei, l'Indonesia, Singapore, la Tailandia, la Cambogia ed il Vietnam. In totale, questi paesi rappresentano quasi due miliardi di persone, o quasi un terzo dell'umanita'.

Nei fondali di questo mare si trovano giacimenti di petrolio e di gas naturale. Ma quello che lo rende ancora piu' importante sono le rotte marittime che lo attraversano. Collegando l'Oceano Indiano con il Pacifico, queste rotte sono vitali per i paesi dell'Estremo Oriente. Buona parte delle importazioni energetiche che arrivano in Cina, in Corea, in Giappone ed a Taiwan passano per queste rotte. E' quindi poco sorprendente che il suo controllo faccia gola a molti.

Attualmente la Cina rivendica la sovranita' territoriale praticamente dell'intero Mar Cinese Meridionale. Le rivendicazioni Cinesi sono espresse dalla famosa "linea a nove tratti", visibile su tutte le mappe prodotte in Cina. Questa riga, che contiene appunto nove tratti, si estende praticamente fino alle coste del Vietnam, della Malesia e delle Filippine, rivendicando tutto cio' che si trova al suo interno come territorio Cinese.

La "linea a nove tratti" fu' resa pubblica per la prima volta nel 1947, quando in Cina governava ancora il Guomindang. Quando prese il potere, il Partito Comunista fece sua questa rivendicazione, che anche il governo di Taiwan continua ufficialmente a considerare valida. Non e' poi chiaro se i Cinesi considerino proprie tutte le acque all'interno della linea, o soltanto tutte le isole al suo interno e le acque adiacenti (che sarebbe gia' molto).

Una mappa del Mar Cinese Meridionale, con la "linea a nove tratti" che simboleggia le rivendicazioni Cinesi segnata in rosso, ed i nomi dei due arcipelaghi contesi.

Come ci si puo' immaginare, le rivendicazioni Cinesi suscitano pochissima simpatia negli altri paesi della regione. Soprattutto le Filippine ed il Vietnam sono da anni in rotta di collisione con la Cina riguardo a questo problema. La disputa si e' focalizzata soprattutto su due arcipelaghi di isolotti disabitati, le isole Paracel e le isole Spratley.

Le isole Paracel sono piu' o meno equidistanti dal Vietnam e dalla Cina. Entrambi i paesi dichiarano di averle amministrate da secoli e di avere un chiaro diritto storico su di loro. Mentre una parte dell'arcipelago passo' all'amministrazione Cinese gia' negli anni cinquanta, un altra parte fu' conquistata dalla Cina dopo una dura battaglia contro le forze navali Sud Vietnamite nel 1974, e da allora sono in mano Cinese.

Le isole Spratly rappresentato adesso il vero osso della contesa. Esse si trovano molto piu' a Sud, e sono assai piu' vicine alle coste Vietnamite e Filippine che non a quelle Cinesi. L'arcipelago e' rivendicato da sei entita' statali: la Cina, Taiwan, il Vietnam, le Filippine, la Malesia ed il Borneo. Tutti questi paesi eccetto il Borneo controllano nella pratica almeno una delle isole in questione.

La Cina afferma di aver scoperto le isole Spratly oltre duemila anni fa', e che esse vengono chiaramente dimarcate come terre Cinesi in certe vecchie mappe.  Il Vietnam afferma di averne preso possesso nel diciasettesimo secolo, e che prima fossero terra nullius. Le pretese degli altri paesi sono basate semplicemente sulla vicinanza geografica e sul diritto internazionale.

Oltre all'importanza strategica di queste isole, quello che fa' gola sono probabilmente le riserve petrolifere contenute nel sottosuolo del arcipelago, finora inutilizzate. Anche in questo caso non sono mancate le dispute armate: nel 1988 uno scontro tra i Cinesi ed i Vietnamiti si risolse con una settantina di vittime tra i Vietnamiti. Nel 2012 la marina Filippina e quella Cinese si sono fronteggiate nella zona contesa, per fortuna senza vittime.

Il Vietnam e la Cina: vicini scomodi

La contesa territoriale nel Mare del Sud ha decisamente peggiorato l'immagine della Cina tra i suoi vicini, sopratutto nel Sud-Est Asiatico. Il paese di gran lunga piu' agguerrito nel contrastare le pretese Cinesi e' sempre stato il Vietnam. Nonostante sia anche esso governato da un partito Comunista ed abbia un sistema politico ed economico molto simile, il Vietnam non vede affatto con simpatia la Cina. I motivi sono soprattutto storici.

I Vietnamiti sono un popolo fiero che ha una lunga tradizione di resistenza contro gli invasori. Molti sanno che il Vietnam ha combattuto una lunga guerra prima contro la Francia e poi contro gli USA per assicurarsi l'indipendenza. Pochi invece sanno che prima dell'arrivo dei Francesi, i Vietnamiti hanno lottato per secoli contro la dominazione Cinese, e questa lotta ha avuto un ruolo chiave nella formazione della loro identita' . Per giunta ci fu' un'altra breve guerra di confine nel 1979, in cui l'esercito Cinese realizzo' una incursione in Vietnam per punire la sua invasione della Cambogia.

Per questi motivi, la Cina e' tutt'oggi vista con grande ostilita' e sospetto dalla popolazione del Vietnam. Ho avuto modo di rendermene conto personalmente durante i miei soggiorni in Vietnam, quando al solo menzionare il fatto che vivevo in Cina venivo guardato di traverso. Ritengo probabile che il regime al potere incoraggi questo odio contro la Cina, in modo tale da sviare la frustrazione popolare contro un nemico esterno, esattamente come fa' il governo Cinese con il Giappone.

L'ostilita' diffusa verso la Cina e' venuta a galla nel Maggio 2014, quando i Cinesi hanno istituito una piattaforma petrolifera vicino alle isole contese. In tutto il Vietnam sono scoppiate proteste e disordini, e diverse fabbriche di proprieta' Cinese (o Taiwanese) sono state saccheggiate da folle inferocite. Una manciata di Cinesi sono rimasti purtroppo uccisi. Anche fabbriche Coreane e Giapponesi sono state attaccate dalle folle, convinte che fossero Cinesi.

I media Cinesi hanno cercato di non parlare di questi eventi, forse per evitare che ci fossero contro-proteste e richieste di una risposta militare da parte della popolazione Cinese.

Il ruolo degli USA

E' evidente che a lungo andare il Vietnam, le Filippine e gli altri paesi limitrofi non hanno grandi speranze di poter opporsi da soli alla Cina, un paese sempre piu' sicuro del suo ruolo di grande potenza. Il vero contrappeso alle ambizioni Cinesi viene rappresentato naturalmente dagli USA, come ci ricorda l'incidente della settimana scorsa. 

Gli Stati Uniti hanno messo bene in chiaro di non guardare con simpatia ai tentativi Cinesi di estendere il loro controllo nel Mar Cinese Meridionale, e di volere che rimangano acque internazionali. La marina Americana ha gia' condotto esercitazioni congiunte con le Filippine ed il Vietnam. E' indicativo che persino il Vietnam, reduce dalla sua sanguinosa guerra di liberazione, veda ormai con simpatia il ruolo degli USA come contraltare della Cina.

E' ormai chiaro a tutti che gli Americani, con il loro esercito che rimane il piu' forte al mondo, continuano a contenere le ambizioni territoriali Cinesi. E lo fanno non solo a Sud, ma anche ad Est, dove la Cina punta ad incorporare le Isole Diaoyu, attualmente controllate dal Giappone, ed alla lunga anche la "provincia ribelle" di Taiwan. Da anni gli aerei e le navi delle due potenze si fronteggiano in questi mari, in un gioco molto delicato e dalle ricadute molto serie.

Portaerei Americana

E' gia' successo nel 2001 che un aereo militare Americano si sia scontrato in volo con un jet dell'aviazione Cinese nei pressi delle isole Paracel. L'aereo stava sorvolando quello che l'ONU riconosce come la "Zona Economica Esclusiva" Cinese (il che non significa che siano acque territoriali Cinesi, e non vieta ad altri paesi di sorvolarle, anche se la Cina sostiene che la legge internazionale vieti le manovre belliche). Un pilota Cinese mori' e l'equipaggio Americano fu' arrestato dai Cinesi, che li rilasciarono dopo una ambigua dichiarazione di scuse da parte degli USA.

Anche se si presume che nessuna delle due parti voglia arrivare ad una guerra vera e propria, c'e' sempre il rischio che un evento incidentale di questo tipo porti ad una escalation che nessuno sara' piu' in grado di contenere. Nel frattempo, le tensioni nel Mare del Sud stanno decisamente incoraggiando la corsa al riarmo che si sta' verificando da anni in tutta la regione. Non solo la Cina, ma anche il Vietnam, le Filippine e gli altri contendenti stanno spendendo somme ingenti per modernizzare ed ampliare le proprie marine ed i propri eserciti.

La disputa nel Mare del Sud ci ricorda che, crollata ogni pretesa "comunista", il nazionalismo vecchio-stampo rimane l'unico vero propellente ideologico che smuove i governi ed i popoli dell'Asia, a cominciare dalla Cina.

A volte l'Asia di oggi puo' sembrare stranamente simile all'Europa di un secolo fa', alla vigilia della prima guerra mondiale: c'e' un nugolo di potenze che si trascinano dietro varie dispute irrisolte. Ci sono delle popolazioni fortemente nazionaliste ed irridentiste. E c'e' una potenza emergente, la Cina, che vuole sfidare l'ordine costituito per conquistare il ruolo di potenza regionale che sente sua, mentre gli Stati Uniti hanno interesse a contenere questa sfida. Possiamo solo sperare che questi paragoni siano fuori luogo, e che qualsiasi ostilita' rimanga limitata alle acque del mare e ad alcuni scogli disabitati.

Monday, May 11, 2015

La censura di internet in Cina: mito e realta'





Il modo in cui il governo Cinese censura l'uso di internet ha spesso destato curiosita' e scalpore nel resto del mondo. Molti turisti stranieri, all'arrivo in Cina, si stupiscono di non riuscire piu' a connettersi a siti come Facebook o Youtube, e questo fatto sicuramente non migliora l'idea che il visitatore occasionale si fa' del paese.

Dietro a questa politica di censura si nasconde un paradosso forse meno ben compreso: quello di un enorme paese ormai entrato a pieno titolo nell'era digitale, dove centinaia di milioni di persone vanno in rete ogni giorno proprio come si fa' nel resto del mondo avanzato, ma che navigano in una specie di "internet parallelo", usando siti e software che svolgono le stesse funzioni dei nostri Google, Facebook, Ebay e Skype, ma che hanno nomi meno familiari: Baidu, Weibo, Taobao, Tencent QQ.

Come funziona la censura

Il governo Cinese blocca attualmente l'accesso in tutta la Cina ad alcuni dei piu' importanti siti mondiali, incluso Google, Facebook, Youtube e Twitter. Anche se parecchi altri paesi autoritari hanno bloccato e bloccano siti giudicati sgraditi, non esiste nessun altro paese dell'importanza e del livello di sviluppo della Cina che censuri in maniera cosi' pervasiva e capillare la rete globale.

Negli ultimi tempi questa censura, lungi dall'affievolirsi, si e' anzi accuita. Facebook, Youtube e Twitter sono inaccessibili in Cina gia' da parecchi anni, insieme a blog provider come Blogspot e Wordpress, ed a siti giudicati "anti-Cinesi" (ad esempio quello di Amnesty International). L'anno scorso pero' e' toccato addirritura a Google (ed a tutti i siti, come Gmail, che dipendono da Google) subire il blocco totale in tutta la Cina (ovviamente escluse Hong Kong e Macau, che come regioni a statuto speciale non devono subire queste restrizioni).

Dopo essersi attirata per anni un sacco di critiche per la sua disponibilita' ad autocensurarsi in modo tale da poter operare in Cina, Google aveva deciso di smettere di cooperare con il governo Cinese nel 2010, ed aveva sgomberato la sua sede di Pechino. In conseguenza il domain google.cn era stato chiuso. Era rimasto pero' possibile accedere dalla Cina agli altri domain del motore di ricerca, come ad esempio google.com. L'anno scorso pero' tutti i domain legati a Google sono stati bloccati, rendendo impossibile alla grande massa dei Cinesi l'uso del motore di ricerca piu' popolare al mondo.

Diversi media internazionali sono rimasti anche loro impigliati nelle maglie della censura Cinese. Per esempio nel 2012 il sito del New York Times fu' bloccato in seguito alla pubblicazione di un reportage sulle ricchezze accumulate dal primo ministro Cinese Wen Jiabao e dalla sua famiglia. In seguito a questo avvenimento il quotidiano Americano e' diventato sempre piu' critico nei confronti della Cina, il che fa' pressupporre che il suo sito non verra' sbloccato di qui a poco.

Come la censura viene aggirata

Aggirare la censura del governo non e' pero' mai stato impossibile per chi vive in Cina. E' sufficiente scaricare un software VPN per poter navigare liberamente su internet. Grazie ad un VPN ci si puo' collegare ad una rete privata in un paese terzo, in genere gli Stati Uniti, ed accedere a qualsiasi sito sia accessibile in quel paese. Per chi ha un'po' di abilita' e di tempo, trovare una maniera di acceddere ai siti bloccati e' quindi una cosa abbastanza semplice, e scaricare un VPN non costa molto o in alcuni casi non costa nulla.

Anche se qualche volta il governo tenta di bloccare i siti da cui si scaricano i VPN piu' popolari, in generale l'utilizzo di questa scappatoia viene tollerato dalle autorita'. Nella pratica, nessun privato e' ancora finito nei guai per aver aggirato la grande muraglia della censura. Quasi tutti gli stranieri che vivono in Cina (me incluso) navigano tranquillamente su facebook e tutti gli altri siti proibiti con un VPN, e ci sono non pochi Cinesi che fanno esattamente la stessa cosa.

Siccome in un paese come la Cina il governo non e' tenuto a spiegare le sue scelte, si puo' soltanto provare a supporre quali logiche ci siano dietro alle loro politiche. Io presumerei che il governo abbia fatto una scelta cosciente di lasciare ai piu' determinati una maniera di aggirare la censura, anche perche' in caso contrario si creerebbero dei veri problemi per il commercio e per le aziende multinazionali che operano nel paese.

Detto questo, rimane il fatto che la stragrande maggioranza dei Cinesi che navigano la rete non hanno la capacita' o piu' probabilmente l'interesse di trovare un modo per visitare i siti bloccati, e devono limitarsi a quelle parti di internet a cui il loro governo gli consente l'accesso.

La rete cinese

La Cina non e' affatto una societa' tecnologicamente arretrata. Secondo le ultime stime ci sono circa 650 milioni di Cinesi che navigano su internet, quasi la meta' della popolazione. Nella Cina urbana (anche se forse non in quella rurale), internet e' diventata una parte della vita proprio come in Europa o in Giappone. Anzi forse di piu', vista l'incredibile popolarita' dello shopping online.

Il fatto e' pero' che la stragrande maggioranza degli utenti Cinesi si limitano a utilizzare siti Cinesi. Anche prima che Facebook, Youtube e Google venissero bloccati in Cina, non riuscivano certo a competere per popolarita' con i loro equivalenti locali, che si chiamano Weibo, Youku e Baidu. Si tratta di siti tra i piu' grandi al mondo, usati quotidianamente da centinaia di milioni di persone, che pero' non sono assolutamente conosciuti al pubblico Occidentale.

Questi siti sono interamente in lingua Cinese, e sono fatti apposta per rispondere alle esigenze di un pubblico Cinese. Ovviamente pero' sono anche pesantemente censurati. Baidu, il principale motore di ricerca Cinese, censura accuratamente qualsiasi sito non piaccia al governo. Quando si tenta di cercare un termine "scottante", come ad esempio qualcosa di relativo ai "disordini" dell'89, viene dispiegata una frase che dice piu' o meno quanto segue: "in accordo con le leggi e le politiche in vigore, non possiamo farvi vedere alcuni dei risultati della vostra ricerca". I risultati visibili riportano solo a siti che ripetono la propaganda governativa.


Un immagine di Youku, il gemello Cinese di Youtube.

Lo stesso succede su Weibo, una specie di Facebook/Twitter Cinese, che ad onor del vero non ha nulla da invidiare ai social network internazionali in termini di grafica e facilita' di utilizzo. Il problema pero' e' che il sito spesso rimuove i post che parlano di argomenti sensibili o che criticano troppo aspramente il sistema politico. Da qualche anno bisogna fornire il numero di un documento per crearsi un account, e chi tenta di diffondere punti di vista apertamente anti-governativi rischia che i servizi di sicurezza lo chiamino per andare a "prendersi un te'" nei loro uffici (eufemismo per dire un interrogatorio).

Cio' non significa che su Weibo ed altri siti Cinesi manchi il dibattito, anzi. Moltissimi post che discutono di questioni di attualita' e dei problemi della Cina non vengono censurati, e nei forum nascono dibbattiti accaniti (e a volte non  molto civili). Io stesso ho un conto su Weibo, ed ho piu' volte dibattuto di temi di attualita' in Cinese con altri utenti. Una volta ho cercato persino di convincere un ragazzo Cinese che la pena di morte non risolve nulla (non credo di esserci riuscito comunque).

Il punto pero' e' che quando si superano certi limiti (ad esempio se si tenta di invocare l'indipendenza del Tibet o dello Xinjiang, o se si denuncia apertamente il sistema del partito unico), si corrono dei rischi reali. In piu', e' un dato di fatto comprovato che le autorita' Cinesi a vari livelli paghino schiere di persone per accedere ai forum ed alle discussioni online e lasciare commenti pro-governativi, fingendo di essere dei normali utenti. Queste persone vengono scherzosamente chiamati i “wumaodang", che tradotto vuol dire piu' o meno "il partito dei cinque centesimi", perche' verrebbero pagati cinque centesimi (o mezzo Yuan) per ogni commento che lasciano.

Da qualche anno la popolarita' di Weibo come social network e' scemata in favore di Wechat, un applicazione Cinese di messaging per cellulari. Wechat (o Weixin in Cinese) ha le stesse funzioni del piu' noto Whatsapp, ma e' francamente un prodotto superiore, con piu' funzioni e piu' manegevole. E' ormai evidente che le aziende Cinesi sono diventate anche parecchio capaci nel progettare questo genere di prodotti.

In Cina Wechat e' usatissimo, ma adesso si sta' diffondendo anche nel resto dell'Asia e persino in Europa. Sara' interessante vedere cosa succedera' alla lunga, e se la censura Cinese comincera' a causare problemi anche ad utenti stranieri.

Il futuro

Fondamentalmente, il governo Cinese e' riuscito con grande abilita' ad inglobare anche internet nelle sue logiche, trasportando la Cina nell'era digitale senza che le fondamenta del sistema venissero anche solo scalfite. Volendo che la Cina si modernizzasse, il Partito ha optato per favorire la creazione di un "internet Cinese", e fa' del suo meglio per bloccare l'accesso a quei siti stranieri che diffondono notizie e punti di vista che si preferirebbero tacitare.

Il sistema funziona anche per via della grandezza e della relativa insularita' della Cina: la maggioranza dei Cinesi parla solo Cinese, trova naturale usare solo siti Cinesi, e non si preoccupa troppo del fatto di non poter accedere ai siti piu' importanti del mondo, o non ne e' nemmeno cosciente. Le fasce di popolazione piu' aperte e cosmopolite possono sempre trovare un sistema per aggirare la censura, e con un compromesso tipicamente Cinese il tutto resta in piedi.

Nel futuro a breve termine, non sembrerebbero esserci delle grandi speranze di cambiamento in questo campo. Da quando la nuova amministrazione guidata da Xi Jinping e' salita al potere nel 2012 la repressione del dissenso si e' accuita, e nel clima attuale appare assai improbabile che la censura di internet possa essere allentata.

Anzi, sembrerebbe che anche la tolleranza nei confronti dell'uso privato dei VPN stia venendo meno. Nel gennaio di quest'anno il governo ha improvvisamente neutralizzato i network usati da tre dei servizi VPN piu' popolari, con un attacco cibernetico estremamente sofisticato. Molti altri VPN (incluso quello che sto' usando in questo momento per accedere a questo blog) rimangono in funzione, ma quanto a lungo durera' nessuno lo puo' dire.