Monday, June 29, 2015

È davvero così utile studiare il Cinese?


L'ultimo decennio ha visto un vero e proprio boom di interesse per lo studio del Cinese in tutto il mondo. La crescita' economica della Cina ha suscitato in molti l'idea che studiare il Cinese sia un modo per portarsi un passo avanti agli altri, per assicurarsi un lavoro e per aproffitare dell'ascesa della "nuova superpotenza".

Nelle universita' da Washington a Bangkok le facolta' di Cinese hanno visto crescite esponenziali nel numero degli iscritti. Il governo Cinese, aprendo Istituti Confucio in tutto il mondo, ha tentato di incoraggiare questo trend, ben conscio dei vantaggi economici e di influenza che qualunque paese puo' ricevere dall'espansione della sua lingua.

L'Italia non e' stata certo risparmiata da questa ondata di entusiasmo per lo studio del Cinese. Negli ultimi anni, il numero degli studenti di Cinese ha continuato ad aumentare. Almeno se vogliamo credere ad un reportage del 2013 del Sole 24ore, secondo cui le maggiori universita' Italiane avevano visto raddoppiare o triplicare il numero degli studenti iscritti alle facolta' di Cinese negli anni precedenti. Secondo il reportage, anche la crisi economica spingerebbe molti ragazzi Italiani a buttarsi sul Cinese, pensando che aiuti a trovare lavoro.

A quanto pare, pero', ultimamente l'entusiasmo per lo studio del Cinese ha incominciato ad affievolirsi in un paese chiave, gli Stati Uniti. Secondo questo articolo della Reuters, il numero di studenti che studiano Cinese nelle universita' Americane e' aumentato del 50% tra il 2000 ed il 2006, del 16% tra il 2006 ed il 2009, e di un misero 2% tra 2009 ed il 2013. Trend simili sono stati registrati anche in altri paesi. L'idea che studiare il Cinese apra chissa' quali porte e permetta di trovare chissa' quali posti di lavoro stupendi inizia decisamente a perdere credito, adesso che sempre piu' laureati in Cinese si scontrano con la dura realta'.

Sembra che in Italia non si sia ancora arrivati a questa realizzazione, ma credo che purtroppo anche qui ci si arrivera' ben presto. La verita' e' che lo studio del Cinese, se non e' accompagnato da altri studi e conoscenze, non comporta assolutamente i grandi vantaggi pratici e lavorativi che molti sembrano credere. E lo dico da persona che parla e scrive un Cinese abbastanza decente (ma ben lungi dall'essere perfetto), dopo averlo studiato per un anno in un universita' Pechinese, ed aver vissuto in Cina per diversi anni.

Una lingua difficile

Innanzitutto, bisogna considerare la natura della lingua stessa. Per un Europeo, ma diciamo pure per chiunque non venga da un paese dell'Estremo Oriente, imparare il Cinese e' un impresa davvero ardua. Il costo, in termini sia di tempo che di risorse, e' enorme. Apparte alcuni casi eccezionali, per la maggior parte delle persone e' impossibile arrivare ad un livello decente di conoscenza del Cinese senza dedicare tre o quattro anni di studio a tempo pieno a questa lingua, preferibilmente vivendo in Cina.

La necessita' di memorizzare come minimo tre o quattro mila caratteri e di ricordare con quali dei quattro toni del Cinese Mandarino va' pronunciato ogni singolo carattere rappresenta per molti un ostacolo insuperabile. Per riuscire a parlare bene il Cinese ci vuole buona memoria, una determinazione di ferro e la pazienza di un santo.

Anche vivere in Cina non basta; ci sono tanti casi di Occidentali che hanno vissuto in Cina per anni o persino decenni senza mai imparare davvero a comunicare in Cinese. Molti stranieri che si trasferiscono in Cina per lavoro pensando di poter imparare la lingua studiando in qualche corso serale o da soli il fine settimana rimangono delusi. Chi vive in Cina deve comunque pensare di studiare la lingua a tempo pieno per qualche anno e dedicarsi solo a quello se vuole avere qualche speranza di arrivare ad un buon livello.

Inutile dirlo, molti ragazzi Italiani che studiano il Cinese ma non hanno l'opportunita' di passare un anno o due in Cina arrivano alla laurea senza saper neanche' ordinare in un ristorante Cinese, anche se magari leggono e scrivono abbastanza bene. La colpa e' in parte dei metodi di studio antiquati che ancora imperano nelle facolta' di Cinese in Italia, ma imparare il Cinese senza vivere in Cina rimarebbe comunque un impresa ardua a prescindere.

Trovare lavoro con il Cinese e' davvero cosi' facile?

Tralasciando l'enorme difficolta' della lingua stessa, ci sono anche altri fattori che rendono la conoscenza del Cinese molto meno utile di quanto si pensi comunemente. Anche per chi riesce ad aquisire un buon Cinese, i benefici in ambito lavorativo non sono necessariamente quelli sperati.

E' vero che negli ultimi anni la Cina ha visto una vorticosa crecita' economica. E' vero anche che ci sono sempre piu' aziende in tutto il mondo che commerciano con la Cina. E' quindi sicuramente vero che ci sono sempre piu' aziende che hanno bisogno di personale qualificato che parli Cinese. Ma oltre alla domanda, bisogna considerare anche l'offerta: ci sono gia' un miliardo di Cinesi che parlano il Cinese senza problemi. Una non piccola parte di questi e' immigrata nel mondo Occidentale, e ci sono sempre piu' giovani Cinesi che studiano all'estero.

Nei paesi Anglosassoni ed Europei, vivono non pochi giovani Cinesi che conoscono perfettamente (o quasi) sia il Cinese che la lingua locale. Quali vantaggi puo' offrire ad un azienda Britannica un giovane Inglese che parla un Cinese stentato, piuttosto che un giovane Cinese che ha studiato in Gran Bretagna e parla senza problemi sia il Cinese che l'Inglese? E lo stesso discorso vale per l'Italia.

Trovare lavoro in Europa o comunque fuori dalla Cina solo perche' si parla Cinese non e' davvero facile. La verita' e' che la conoscenza del Cinese puo' rappresentare una marcia in piu', ma soltanto se e' accompagnata da altre competenze ed esperienze. Imparare il Cinese pero' richiede cosi' tanto tempo ed impegno, che spesso impedisce di svilluppare altre competenze professionali.

Ovviamente rimane un altra strada: trasferirsi in Cina per tentare di trovare lavoro nelle metropoli come Pechino o Shanghai. Anche qui pero', i sogni sono probabilmente destinati ad infrangersi contro la dura realta'.

Per un giovane Europeo che non abbia altre qualificazioni se non la conoscenza del Cinese, le probabilita' di trovare un lavoro serio in Cina sono scarse. La maggior parte delle aziende Cinesi non ha i requisiti per offrire visti di lavoro per stranieri, ed i salari che offrono sono comunque bassi. Ci sono anche le non pochi multinazionali straniere con sedi in Cina, ma ottenere lavoro in posti simili non e' cosa semplice. Non basta certo conoscere il Cinese, anche se aiuta. Sono richieste anche capacita' ed esperienze di lavoro di un certo tipo.

L'unico lavoro ottenibile con facilita' per un giovane Europeo che cerca lavoro in Cina sarebbe quello di insegnante di lingue straniere, e soprattutto di Inglese. In Cina la richiesta di insegnanti di Inglese stranieri e' enorme, e molte scuole sono disposte anche ad assumere persone che non vengono da paesi Anglosassoni, e che magari non parlano l'Inglese nemmeno tanto bene. Non sono neanche' richiesti dei requisiti o dell'esperienza nell'insegnamento. Molto spesso basta avere una faccia straniera, e si viene assunti.

Insegnare l'Inglese rappresenta un buon modo per vivere in Cina qualche anno e conoscere un'po' il paese, ma nel lungo termine non puo' essere un traguardo di vita. I salari sono relativamente bassi (sui 1000 euro al mese), ma soprattutto le probabilita' di fare carriera o di passare ad un impiego piu' remunerativo sono prossime allo zero. E comunque per insegnare l'Inglese in Cina, parlare Cinese non serve.

Trasferirsi in Cina: davvero una buona idea?

Se anche fosse possibile trovare un impiego serio in Cina, la verita' e' che la Cina di oggi non rappresenta una meta di immigrazione particolarmente attraente. Molti amano fare paragoni tra la Cina di adesso e gli Stati Uniti di cento anni fa'. La Cina sarebbe la nuova superpotenza in ascesa, capace di guidare il mercato mondiale e di attirare le menti migliori. Questi paragoni appaiono abbastanza risibili a chi conosce davvero il paese.

Sarebbe un discorso molto lungo da portare a fondo, ma la Cina di oggi non e' per nulla paragonabile agli Stati Uniti del secolo scorso. Shanghai non e' la nuova New York. L'importanza e l'influenza della Cina sono dovute in buona parte alla sua enorme popolazione, per via del quale anche un livello abbastanza modesto di sviluppo economico porta i Cinesi ad avere un peso sproporzionato nel mondo.

Detto cio', la Cina di oggi non e' un paese all'avanguardia nella scienza, nella tecnologia o nell'innovazione (anche se sta' migliorando). Non e' un paese che esercita molta influenza nel campo culturale, visto che i film e la musica Cinesi al resto del mondo non interessano. E non e' neanche' un paese che offre una qualita' della vita particolarmente alta. Le principali citta' Cinesi sono delle giungle di cemento sporche, sovraffolate e dall'aria inquinatissima. Vivere in Cina non e' per tutti.

Naturalmente puo' darsi che in futuro tutto questo cambi. Per il momento pero', sono assai di piu' i Cinesi che se ne vogliono andare via dalla Cina, che non gli stranieri che ci vogliono entrare. Il mondo non e' certo pieno di gente che si sta' precipitando in Cina. Anche a Pechino o a Shanghai, gli stranieri non rappresentano piu' del 1% della popolazione totale. E l'idea, sbandierata da alcuni, che il Cinese possa diventare una sorta di nuova lingua franca globale appare solo un miraggio.

Se anche la Cina diventasse piu' attraente come meta di immigrazione, gli stranieri che ci vivono devono scontrarsi presto o tardi con il fatto che integrarsi nella societa' Cinese e' perlomeno ostico. Per la mentalita' Cinese, uno straniero e' e rimane uno straniero, e quindi uno che mangia, pensa e si comporta diversamente. Il concetto di un immigrato che rimane tutta la vita nel paese e si integra nella societa' e' ancora inesistente. Come anche negli altri paesi dell'Estremo Oriente del resto.

Gli stranieri che sanno parlare bene il Cinese e conoscono le minuzie della cultura locale rappresentano uno stereotipo riconoscibile per i Cinesi. C'e' persino una parola che li descrive, 中国通 (pronuncia: zhongguotong). Alla fine pero' queste persone sono considerati delle curiosita' da parte degli autoctoni, e nulla di piu'.

Anche la mentalita' delle autorita' Cinesi non aiuta. Per quanto i governanti Cinesi amano molto rimarcare quanto la Cina sia ospitale e generosa con gli "amici stranieri", la verita' e' che nel governo prevale ancora una mentalita' per certi versi xenofoba. Lo straniero e' visto con una certa diffidenza, come un potenziale elemento di disturbo, e comunque qualcuno che non ha a cuore gli interessi nazionali della Cina.

La presenza di stranieri che vivono e lavorano in Cina viene tollerata finche' serve allo sviluppo del paese, ma non e' amata. Ottenere la cittadinanza Cinese per uno straniero e' pressoche' impossibile (e francamente non molto desiderabile, anche perche' bisogna prima rinunciare alla propria cittadinanza originaria). Viene dato per scontato che i residenti stranieri intendano un giorno tornarsene da dove sono venuti.

I grattacieli di Shanghai

Detto tutto questo, non voglio certo dire che imparare il Cinese non serva proprio a nulla. Il Cinese Mandarino rimane la lingua con il numero di parlanti nativi piu' alta del pianeta (tre volte l'Inglese o lo Spagnolo). I Cinesi rispettano chi impara la loro lingua, vista anche da loro come molto difficile. Se l'influenza della Cina continuera' ad aumentare, sara' utile e necessario per gli altri paesi, incluso l'Italia, disporre di alcune persone che parlino il Cinese e siano capaci di confrontarsi con questo gigante sul suo piano culturale.

Ma soprattutto, lo studio di questa lingua puo' aprire le porte ad un mondo di bellezza e di antica saggezza, e rimane l'unico modo per capire bene questa cultura e questo paese. Se il vostro obiettivo nella vita e' di diventare piu' saggi, e non solo piu' ricchi, allora studiare il Cinese potrebbe non essere una cattiva idea. Personalmente non rimpiangero' mai il tempo che ho speso ad impararmi il Cinese, a prescindere dal ritorno materiale.

In sostanza, se volete studiare il Cinese perche' ne siete affascinati, vi consiglio vivamente di provarci. Se pero' lo volete studiare semplicemente per i vantaggi materiali che questo comporta nell'immediato, ve lo sconsiglio. Probabilmente rimarrete delusi.

9 comments:

  1. Ringrazio per l’articolo, molto utile e interessante. 谢谢

    Quali vantaggi offre ad un azienda Britannica un giovane Inglese che parla un Cinese stentato, non mi è noto, non ho competenze in merito, comunque sia “Londra punta sul cinese: prima lingua straniera”
    http://foreignaffairs.corriere.it/2014/06/25/londra-punta-sul-cinese-prima-lingua-straniera/

    Non si trova la parola "turismo" nel post sopra. Il turismo cinese estero supera i 100 milioni di persone e gli italiani che parlano cinese nel settore turismo sono pochissimi. Quest’anno un’azienda cinese ha offerto un viaggio premio in Francia a seimila dipendenti, tutti insieme. Per organizzare gli spostamenti e i pernottamenti sono stati prenotati 7.600 biglietti ferroviari, 84 voli aerei, e circa 30mila notti in 140 alberghi, tra Nizza e Parigi, per un costo complessivo del viaggio di circa 15 milioni di euro.
    http://www.ilpost.it/2015/05/11/viaggio-premio-francia-tiens-dipendenti/

    Se un giovane Cinese parla senza problemi sia il Cinese che l'Inglese, questo mostra che è possibile parlare entrambe le lingue. Se la capacità di apprendimento di una lingua è mediamente la stessa nel mondo, il percorso prima cinese e poi inglese sembra più facile del viceversa. Altresì, l’apprendimento in età prescolare del sistema occidentale determina una chiusura in se stesso, precludendo tutte le altre strade. Questo ha una conferma nel pensiero filosofico occidentale e nel finanzcapilalismo: “non avrai altre idee, società e capitalismo al di fuori di questa”. Così, “studiare semplicemente per i vantaggi materiali” è l’unica realtà dell’occidente, con la scuola ridotta ad azienda, i presidi “managers”, l’offerta didattica, gli studenti “consumatori di formazione” valutati con “debiti” e “crediti”. Unico obiettivo fornire competenze tecniche, abilità scientifiche e classificare come “non produttivo” l'elemento culturale. La struttura del pensiero cinese mostra come uscire da questo pensiero, come uscire dai perché, come il verbo “essere” non sia necessario alla comunicazione e molto altro. Tutte cose senza valore, fuori dal mercato globale.

    知者不言言者不知

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  2. Ciao Gianluca,

    e grazie per il commento.

    Riguardo al turismo dici bene, la quantita' di turisti Cinesi che visitano l'Italia e' sicuramente enorme, quindi servono guide ed altri che sappiano il Cinese. Se si vuole lavorare in questo settore, studiare il Cinese e' sicuramente una buona idea.

    Per il resto, quello che ho detto regge. Programmi come quello del governo Britannico che tu menzioni sono un sintomo del grande entusiasmo per lo studio del Cinese che sta' investendo il mondo. Alla lunga pero', credo che questi progetti si scontreranno con la dura realta' di cui parlo.

    Mi sfugge un'po' il tuo ragionamento riguardo alla facilita' dell'Inglese e del Cinese. Per il resto, suggerirei di non romanticizzare troppo gli effetti che puo' avere lo studio del Cinese sulla formazione ideologica degli studenti Occidentali. Non credo che lo studio del Cinese Mandarino Moderno, come semplice strumento di comunicazione, possa aiutare gli studenti a vedere oltre il sistema di pensiero Occidentale, il capitalismo o altre cose del genere. Forse studiare il Dao De Jing e gli Analeti di Confucio puo' essere utile, ma per leggerli in Cinese bisogna conoscere il Cinese Classico, il che necessita' anni di studi intensivi.

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  3. Ciao Ji Xiang,
    leggo nelle tua gentile risposta, le antitesi e le contradizioni tipiche del pensiero unico occidentale. Questa incapacità di vedere al di là dell’idea e della dicotomia.
    La parola in sé, il fonema, da solo, non dice alcun che, può dirne, non dirlo, è la struttura che porta il senso della proposizione. Proprio la struttura del Cinese, completamente diversa dal nostro pensiero, è tale da rendere la struttura del pensiero intraducibile, mentre sono traducibili le proposizioni sulla realtà, dove tutti i linguaggio sono isomorfi.

    Ad esempio scrivi:
    “lo studio di questa lingua puo' aprire le porte ad un mondo di bellezza e di antica saggezza, e rimane l'unico modo per capire - bene - questa cultura e questo paese.”
    L’utilizzo della parola - bene – porta la dicotomia bene / male, porta al confronto morale e al confronto con la “giusta esistenza”, idee occidentali imprescindibili.

    “Se il vostro obiettivo nella vita e' di diventare piu' saggi, e non solo piu' ricchi, allora studiare il Cinese potrebbe non essere una - cattiva - idea”
    L’utilizzo della parola – cattiva – si appoggia sulla stessa struttura morale. La parola – idea – è anch’essa necessaria a conferire significato all’enunciato, nella struttura ideologica occidentale.

    Nel 26mo canto dell’inferno Ulisse afferma “fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”, con le tue parole, “obiettivo nella vita e' di diventare piu' saggi”, questa proposizione nasconde dietro a se il “So di non sapere” di Socrate, una subdola ammissione di debolezza, che nasconde un segno di forza. Socrate ha una certezza: se un sistema è coerente non può dedurre una contradizione, se non perdendo la coerenza su cui si fonda. Il dialogo sfida occidentale, dove ci si sforza di convincere e tacitare l’opposizione richiamandosi alla logica. Solo se si assegna valore assoluto al linguaggio e alla logica, si ritiene imprescindibile il ricorso alla coerenza e alla verità.

    “Non – credo - che lo studio del Cinese Mandarino Moderno, come semplice strumento di comunicazione, possa aiutare gli studenti a vedere oltre il sistema di pensiero Occidentale”
    L’utilizzo della parola – credo – si appoggia sempre sulla stessa struttura delle “idee”. Guardare alla comunicazione della realtà è guardare la parte del linguaggio che ha senso. La comunicazione delle “idee” inciampa nelle interpretazioni e se c’è una interpretazione, ce ne sono infinite, da cui segue la necessità del – credo -.

    La lingua Cinese mostra oltre la dicotomia, indica la via per uscire dai perché, ma può solo indicarla.

    Non sono necessari “anni di studi intensivi”, questi sono utili alla tecnica e alla scienza.

    Qual’è il valore della musica, dell’arte, di tutto ciò che è al di fuori dell’ominimercificazione occidentale? Cosa c’è oltre il “capitale umano”?

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  4. Sacro e inviolabile è il mito della caverna di Platone, la cui equivalenza dogmatica è la salita verso la cima di una montagna. Chiunque raggiunge la vetta, ottiene sempre il medesimo risultato e torna a valle con delle pesantissime tavole di pietra con sopra incisi i principi primi assoluti.

    Questo pensiero idealizzato, semplificato, artefatto, semplificato, espresso con un linguaggio limitato, goffo, intrappolato tra opposti, dove non esistono che sottili molteplicità di livelli. Questa visione dogmatica, pessimistica, dualistica, in perenne attesa di un illuminato. Questo ordine dei valori, questa morale che pone il valore dell’azione nell’intenzione e questa a origine dell’azione. Questa superstizione dei logici nella quale il soggetto “io “ è condizione del predicato “penso”, quando “esso pensa”, ma che questo “esso” sia proprio quel vecchio famoso “io” non è affatto una “certezza immediata”. Tutto questo cumulo di pregiudizi replica se stesso e resta vincolato da assoluti, a punti fissi. Qui c’è puzza, di vecchio, di aria viziata, di fetide menzogne, posto che dietro a ogni verità si nasconde una menzogna. L’incompletezza, la relatività e l’indeterminazione hanno decostruito il granitico pensiero assiomatico. Ora si possono aprire le finestre e far entrare la luce, così da poter vedere chiaro, poiché dove c’è luce si vede chiaro.

    Il sole e la luna, uno accanto all’altro, emettono una grande luce: chiaro 明

    In oriente, quando si sale in cima alla montagna per incontrare il saggio e gli si pone una domanda filosofica, il saggio non risponde. Silenzio.

    Se leggi questo mio post come un dialogo sfida socratico, guardi il dito e non la luna.

    Indicando la luna -https://sites.google.com/site/rossi2116/_/rsrc/1442994921203/mente-aperta/Indicando-la-luna.png

    知者不言言者不知

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    1. Ma qui abbiamo un vero filosofo! Mai raggiunte queste vette di profondita qui.

      Scherzi a parte, ho letto i tuoi commenti, facendo del mio meglio per starti dietro. Anche se non afferro completamente il discorso sull'importanza del linguaggio, in genere credo di capire di cosa tu stia parlando.

      Effettivamente i Cinesi nella loro tradizione non hanno quasi mai avvertito l'esistenza di valori universali, di principi inviolabili, di ideali in cui credere e per cui battersi a prescindere da cio' che pensano gli altri. Nel pensiero Cinese tutto e' relativo, mutevole, da decidere secondo i rapprti personali e le istanze del caso. Non esistono "la verita'" e "la giustizia" assoluti (del resto in Cinese non c'e' l'articolo, quindi non si puo' distinguere "la verita'" da "una verita'").

      Il problema pero' e' che avendo vissuto molto tempo in Cina, non sono affatto convinto che questo pensiero Cinese sia necessariamente una cosa positiva ed ammirevole. Ovviamente ci sono dei lati positivi, come la mancanza di dogmatismo e di fondamentalisti religiosi che continuano a seguire delle regole divine anche quando sono sorpassate. Pero' la verita' e' che i Cinesi possono spesso apparire (ed essere) superficiali, arrivisti ed incapaci di avere una morale che vada aldila' di quello che pensa la massa. La mancanza di principi assoluti derivati dalla religione o da un ideologia porta spesso ad una grettezza e ad un meschino arrivismo, in cui si pensa solo al proprio tornaconto. E purtroppo in Cina (ed in altri paesi dell'Estremo Oriente) la grettezza e l'arrivismo non sono mai mancati.

      Personalmente non condannerei in modo cosi' perentorio il pensiero Occidentale, con la sua ricerca della verita' e della logica. Ogni verita' nascondera' una menzogna, ma almeno gli Occidentali ci provano a cercare la verita'. I Cinesi, sotto un certo profilo, si sono arresi gia' in partenza, arrendendosi ad un mero pragmatismo.

      Detto questo, ci sono sicuramente anche dei lati positivi nella tradizione Cinese, come appunto la mancanza di dogmatismo e la ricerca dell'armonia (che pero' a volte diventa un pretesto per giustifcare l'ingiustizia). Studiare la cultura Cinese puo' essere sicuramente in modo per aprire la mente e guardare con occhio nuovo la propria cultura (stavolta non ci aggiungo il "credo").

      Ma ripeto, non mi illuderei troppo sugli effetti del semplice studio della lingua per comunicare. Molti giovani Cinesi hanno imparato l'Inglese fino al punto di poter fare conversazione, ma non per questo ne' capiscono di piu' della tradizione e della mentalita' Occidentale rispetto agli altri Cinesi che parlano solo il Cinese. Lo studio di una lingua puo' portare ad una migliore comprensione della cultura che essa rappresenta, ma solo se si arriva ad un ottimo livello, che vada aldila' del semplice poter comunicare. Ma per fare questo, ripeto, ci vogliono anni di studi.

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  5. Ciao Ji Xiang,
    simpatica la risposta, grazie.

    Chiedo scusa se il mio discorso si è allontanato dall’oggetto principale “E’ davvero così utile studiare il Cinese?”

    Le mie riflessioni sono in parte filosofiche, ma io non sono un filosofo, sono un semplice informatico, un logico formale, che si diverte a giocare con i linguaggi. Mi piace la logica, mentre mi allontano dai dogmatismi e dalle verità in sé.

    Come sottolinei, il pensiero Cinese non è “necessariamente una cosa positiva ed ammirevole”, infatti nell’etica siamo soltanto noi che immaginiamo la necessità, la causa, la successione, il motivo, lo scopo e costruiamo questo mondo di segni, di parole, come se esistessero di per sé. Questa è mitologia.

    Le tue riflessioni sono molto utili e supportate da lunghe esperienze reali. A livello pratico, consumistico, di mercato, tutto quanto hai scritto è sicuramente corretto e coerente.

    Per me la Cina è diversa, è lontana, dovrei viverci a lungo per comprenderla e non ho questa esperienza. Comunque, non vedo la Cina come “meglio”, con o senza articolo.

    Condivido che “studiare la cultura Cinese puo' essere sicuramente in modo per aprire la mente e guardare con occhio nuovo la propria cultura “.

    Qual è il “valore” della cultura? Qual’è il “valore” di una lingua tramandata da oltre 4000 anni? E io che ne so! ^_^ Per tutto il resto c’è MasterCard !

    “Penso dunque sono”, “Compro dunque sono, “Valgo dunque sono”, oppure in termini di Euro / Europa “Pago il debito dunque sono”, questo è l’occidente. Dopo millenni di ricerche l’unica risposta filosofica logica sensata è “su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere”. Questo non vuol dire arrendersi e non cercare ancora, ma questo è l’orizzonte attuale, 明知故问.

    Non so quali effetti possa avere una larga diffusione della lingua cinese a livello culturale, mentre sono chiari gli effetti della diffusione dell’Inglese e del capitalismo omnicomprensivo.


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  6. Che discussioni interessanti, sto prendendo in considerazione lo studio del cinese proprio adesso. Un'amica l'altro giorno mi spiegava la bellezza dei libri scritti in cinese nel genere mitologico, cosí ora soffro per poter vivere quei libri solo attraverso di lei. Non so se é una cosa fattibile, ma spero di riuscirci, mi ha affascinato quello che mi raccontava e cosí ho lanciato la monetina. Lascio qui il mio commento, ciao

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  7. Ciao!
    Confermo in toto quanto detto dall'autrice. Io sono uno di quei casi rari in cui parlo un cinese molto buono pur avendo una laurea in economia, la mia fortuna è stata quella di aver vissuto in casa di cinesi per anni... Sul mio curriculum non manca qualche esperienza a fatta durante gli studi, eppure, pur avendo un bel 102/110 in economia ed un HSK4 tendente all'HSK5 (arricchito da molti slang introvabili sui libri, acquisiti grazie alla vita passata coi cinesi, basti pensare che la mia ragazza cinese non parla né italiano nè inglese), tuttavia non sto trovando uno straccio di lavoro... È vero che se vai in via Montenapoleone a Milano tutti i negozi hanno almeno una persona che parla cinese, ma dietro a queste persone c'erano altri 200-300 individui che si erano candidati, inoltre se per assurdo ci fosse proprio in centro a Milano un negozio senza staff parlante cinese, tu entri e lasci il tuo curriculum dicendo che sai il cinese, anche se a loro servirebbe molto, ti direbbero che purtroppo sono al completo... Sono loro stessi a fare un annuncio se necessario, ma agli annunci rispondono sempre mezzo migliaio di persone almeno, come se non bastasse, una ragazza cinese avrà sempre la vittoria sicura su di te, anche se il suo italiano non è buono come il tuo cinese, e in molti casi anche se il suo cinese non è buono come il tuo (parlo di certe ragazze figlie di cinesi cresciute in Italia che non sanno nemmeno leggere il cinese, ma che per loro fortuna hanno la faccia asiatica). Andare in Cina? Fermo restando che non è adatta per tutti, almeno 10.000 italiani ci hanno già pensato (quelli che attualmente ci vivono), quasi tutti "professori di italiano" o cuochi. Ma pensare di andare in Cina solo perché si parla cinese è un'idiozia, ai cinesi non servono sinologhi, loro sanno già abbastanza bene la loro lingua e cultura... Ci sono oltre un miliardo e mezzo di persone che lo parlano meglio di voi. Inoltre scordatevi che l'italiano all'estero sia una lingua utile: non vi servirà a nulla. Il banalissimo inglese forse può servire a qualcosa, ma in Cina ci sono già un fracco di americani, inglesi, australiani e canadesi (insomma, inglesi madrelingua), che hanno pensato molto prima di voi a stabilirsi in Cina... Anche per me, avere una laurea in economia non aiuta... In Cina ci sono chissà quanti milioni di cinesi che sono laureati in economia, molti dei quali non hanno nemmeno lavoro! Non è un problema di Italia o Cina... Un tempo se avevi una laurea in economia eri un vero dottore, trovavi lavoro ancor prima di uscire, avevi solo l'imbarazzo della scelta, se poi parlavi anche l'inglese diventavi un manager internazionale, oggi invece per un laureato in economia con 102 e che parla sia inglese che cinese, è già difficile trovare uno stage da 600€ al mese lordi per sei mesi e poi a casa... Mentre in Cina il "privilegio bianco" è già finito da un pezzo... Triste e cruda realtà, provata su me stesso.

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    1. Ciao Fabio!

      Innanzitutto una precisazione, non sono l'autrice, bensì l'autore dell'articolo :)

      Secondo poi sono d'accordo con la tua analisi, si tratta proprio di quello di cui sto' parlando nell'articolo. Non bisogna sicuramente andare in Cina solo perche' si parla Cinese. Più che altro se si vive gia' in Cina per altri motivi, allora imparare il Cinese e' un ottima idea, che può essere molto fruttuosa.

      I 10.000 italiani che vivono in Cina sono in maggioranza cuochi o professori di Italiano (o persino di Inglese), ma c'e' anche qualche professionista, almeno tra quelli che conosco io.

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